mildura
suono di sogno (private collection – mildura AU) 2021
ink printing on paper
84 x 120 cm
alessandro signoretti – domenico de clario
5.33 pm (new moon) june 5 2016
adfa building – mildura AU
sound performance
The master*, seeing the maps, recognises the buildings, houses and spaces between them, reading them like an indeterminate musical score. It, cleverly disguised as a map, indicates the hypothetical sound of the city’s intimate voice; its notes and timbre, as well as the silence inherent in its vast open spaces. On the relationship between city and self, between city and language, between city and sound, between city and hope, between city and dream, many books have been written; both the young and the old perceive it as a library**; there is a book in this library to which both make particular reference; this book has allowed them, to dream of the possibility of manifesting these relationships in experience. They both realise that their encounter in a small town on the outskirts of the Australian desert has greatly facilitated this attempt. The younger one, drawing a map of the town of Mildura in a series of signs that appear on the paper like hieroglyphics, perhaps like an idiosyncratic alphabet, attempts to describe both the structure of the environment and the possible routes*** through it.
Il maestro*, vedendo le mappe, riconosce gli edifici, le case e gli spazi che intercorrono tra di loro, leggendoli come una partitura musicale indeterminata. Essa, abilmente camuffata da mappa, indica il suono ipotetico della voce intima della città; le sue note e il suo timbro, così come il silenzio insito nei suoi vasti spazi aperti. Sul rapporto tra città e sé medesimo, tra città e linguaggio, tra città e suono, tra città e speranza, tra città e sogno, sono stati scritti molti libri; sia i giovani che gli anziani li percepiscono come una biblioteca; c’è un libro in questa biblioteca** a cui entrambi fanno particolare riferimento; questo libro ha permesso loro, di sognare la possibilità di manifestare queste relazioni nell’esperienza. Entrambi gli interessati si capacitano che il loro incontro in una piccola città alla periferia del deserto australiano ha facilitato molto questo tentativo. Il più giovane, disegnando la mappa della città di Mildura in una serie di segni che appaiono sul foglio come geroglifici, forse come un alfabeto idiosincratico, tenta di descrivere sia la struttura dell’ambiente sia i possibili percorsi*** che l’attraversano.
The elder interpreted these signs as the notation of a musical text, read between the sounds of the keyboard; this reading includes the spaces between the signs and the signs themselves, instinctively conveyed in the sound of the city. The result of this collaborative project is the mapping of Mildura as a series of hieroglyphic signs interpreted as sound notation. Imagining that each sound and note heard, as Italo Calvino exhorts us, corresponds to a sun-drenched wall, a path, a tree, a tall building or a garden shed; the frequent silences, parks, gardens, vacant lots, vineyards, urban voids… We hope that sitting and listening to these sounds will facilitate a sense of wonderment about how each of us perceives the world around us and how we can share our visions together with those we consider fellow travellers on this strange human journey. The process by which we arrived at this musical insight pays respectful homage to the mysterious practice of mapping the lines of song and is a pale primal shadow.
Il più anziano interpretò questi segni come la notazione di un testo musicale, letto tra i suoni della tastiera; questa lettura comprende gli spazi tra i segni e i segni stessi, trasmessi istintivamente nel suono della città. Il risultato di questo progetto di collaborazione è la mappatura di Mildura come una serie di segni geroglifici interpretati come notazione sonora. Immaginando che ogni suono e nota ascoltata, come ci esorta Italo Calvino, corrisponda a un muro inondato di sole, a un sentiero, a un albero, a un edificio alto o a un capanno da giardino; i silenzi frequenti, i parchi, i giardini, i lotti liberi, i vigneti, i vuoti urbani… Ci auguriamo che sedersi e ascoltare questi suoni possa facilitare lo stupore su come ognuno di noi percepisce il mondo che lo circonda e su come possiamo condividere le nostre visioni insieme a coloro che riteniamo compagni di viaggio in questo strano viaggio umano. Il processo attraverso il quale siamo arrivati a questa intuizione musicale rende un omaggio rispettoso alla misteriosa pratica della mappatura delle linee del canto e costituisce una pallida ombra primigenia.
The master*, seeing the maps, recognises the buildings, houses and spaces between them, reading them like an indeterminate musical score. It, cleverly disguised as a map, indicates the hypothetical sound of the city’s intimate voice; its notes and timbre, as well as the silence inherent in its vast open spaces. On the relationship between city and self, between city and language, between city and sound, between city and hope, between city and dream, many books have been written; both the young and the old perceive it as a library**; there is a book in this library to which both make particular reference; this book has allowed them, to dream of the possibility of manifesting these relationships in experience. They both realise that their encounter in a small town on the outskirts of the Australian desert has greatly facilitated this attempt. The younger one, drawing a map of the town of Mildura in a series of signs that appear on the paper like hieroglyphics, perhaps like an idiosyncratic alphabet, attempts to describe both the structure of the environment and the possible routes*** through it.
The elder interpreted these signs as the notation of a musical text, read between the sounds of the keyboard; this reading includes the spaces between the signs and the signs themselves, instinctively conveyed in the sound of the city. The result of this collaborative project is the mapping of Mildura as a series of hieroglyphic signs interpreted as sound notation. Imagining that each sound and note heard, as Italo Calvino exhorts us, corresponds to a sun-drenched wall, a path, a tree, a tall building or a garden shed; the frequent silences, parks, gardens, vacant lots, vineyards, urban voids… We hope that sitting and listening to these sounds will facilitate a sense of wonderment about how each of us perceives the world around us and how we can share our visions together with those we consider fellow travellers on this strange human journey. The process by which we arrived at this musical insight pays respectful homage to the mysterious practice of mapping the lines of song and is a pale primal shadow.
Il maestro*, vedendo le mappe, riconosce gli edifici, le case e gli spazi che intercorrono tra di loro, leggendoli come una partitura musicale indeterminata. Essa, abilmente camuffata da mappa, indica il suono ipotetico della voce intima della città; le sue note e il suo timbro, così come il silenzio insito nei suoi vasti spazi aperti. Sul rapporto tra città e sé medesimo, tra città e linguaggio, tra città e suono, tra città e speranza, tra città e sogno, sono stati scritti molti libri; sia i giovani che gli anziani li percepiscono come una biblioteca; c’è un libro in questa biblioteca** a cui entrambi fanno particolare riferimento; questo libro ha permesso loro, di sognare la possibilità di manifestare queste relazioni nell’esperienza. Entrambi gli interessati si capacitano che il loro incontro in una piccola città alla periferia del deserto australiano ha facilitato molto questo tentativo. Il più giovane, disegnando la mappa della città di Mildura in una serie di segni che appaiono sul foglio come geroglifici, forse come un alfabeto idiosincratico, tenta di descrivere sia la struttura dell’ambiente sia i possibili percorsi*** che l’attraversano.
Il più anziano interpretò questi segni come la notazione di un testo musicale, letto tra i suoni della tastiera; questa lettura comprende gli spazi tra i segni e i segni stessi, trasmessi istintivamente nel suono della città. Il risultato di questo progetto di collaborazione è la mappatura di Mildura come una serie di segni geroglifici interpretati come notazione sonora. Immaginando che ogni suono e nota ascoltata, come ci esorta Italo Calvino, corrisponda a un muro inondato di sole, a un sentiero, a un albero, a un edificio alto o a un capanno da giardino; i silenzi frequenti, i parchi, i giardini, i lotti liberi, i vigneti, i vuoti urbani… Ci auguriamo che sedersi e ascoltare questi suoni possa facilitare lo stupore su come ognuno di noi percepisce il mondo che lo circonda e su come possiamo condividere le nostre visioni insieme a coloro che riteniamo compagni di viaggio in questo strano viaggio umano. Il processo attraverso il quale siamo arrivati a questa intuizione musicale rende un omaggio rispettoso alla misteriosa pratica della mappatura delle linee del canto e costituisce una pallida ombra primigenia.
* Domenico De Clario, artista interdisciplinare residente in Australia
** Jorge Luis Borges, Finzioni: La biblioteca de Babel
*** Bruce Chatwin, The Songlines